f50ec055-e087-5649-a83b-efc7fcf8217c

L’AUGURIO DI SATYAM

L’augurio per questo passaggio al 2024 è di riuscire a trasformare il nostro modo convenzionale di vedere le cose spostando il focus dall’esterno alla nostra realtà interiore.

Mentre continuiamo a esprimere la nostra posizione su quello che avviene nel mondo, è indispensabile ricordarci che tutto ciò che ci circonda dipende dalla nostra visione individuale di quanto accade. Spesso non possiamo cambiare le cose fuori di noi ma possiamo cambiare la nostra visione.

Certo lo sguardo all’interno ci mostrerà anche difficoltà, pensieri ed emozioni più cupe. Anziché negare tutto questo, possiamo scegliere di accoglierlo per poi andare oltre.

Come per trovare l’oro è necessario setacciare una grande quantità di fango e pietruzze, così scavando in profondità in noi alla fine emergeranno le qualità innate che riabiliteranno la parola “umanità” che oggi sta assumendo un significato negativo.

Un augurio di pace per ciascun abitante di questa terra martoriata.
Aspettati alcune importanti novità nella programmazione del centro, di cui ti aggiornerò a breve.

Intanto martedì 2 gennaio 2024 ci sarà una serata gratuita fuori programma, dedicata a coloro che hanno partecipato più assiduamente alla vita del centro.

“Per come sei, non puoi dire di esistere. Non hai un essere. Sei un mercato: molte voci. Se vuoi dire sì, immediatamente arriva il no. Non puoi nemmeno pronunciare una semplice parola sì con totalità. Osserva: dici sì e nel profondo sorge anche il no. In questo modo la felicità non è possibile; l’infelicità è una conseguenza naturale di una doppia personalità. C’è infelicità perché sei costantemente in conflitto con te stesso. Non è che stai combattendo con il mondo, stai combattendo in ogni momento con te stesso. Come può esserci pace? Come può esserci silenzio? Come puoi riposare anche solo per un istante? Nemmeno per un momento sei a riposo. Anche mentre dormi sogni mille e una cosa. Anche mentre dormi ti giri di qua e di là, in un conflitto continuo. Sei un campo di battaglia.” Osho